Come diventare imprenditore e non fallire


18 maggio 2020

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2 minuti di lettura

Cosa leggerai in questo articolo

Fallire è la più grande paura di ogni investitore e di ogni imprenditore.

Allora, forse, sarai sorpreso di sapere che nella Silicon Valley se non fallisci almeno una volta sei considerato un perdente. 

Perché nel luogo che raccoglie le forze più avanguardistiche di tutto il pianeta è diffusa questa convinzione che a un primo sguardo può apparire priva di senso?

Il fallimento come forza vitale 

In culture diverse dalla nostra il fallimento è considerato la dimostrazione che si è intrapreso qualcosa di davvero innovativo e ambizioso. 
Gli Afterhours in un loro brano cantavano: “il fallimento è un grembo”. 
È così. Fallire è un’esperienza che fa nascere ricchezza: il fallimento porta nuova vita.

Perché, allora, abbiamo tanta paura di fallire?

Fin dai tempi delle scuole elementari, le conseguenze dei nostri errori sono state sgorbi di penna rossa e lavate di testa. Questo ha fatto sì che abbiamo introiettato a livello profondo la paura di sbagliare: non abbiamo più il coraggio di osare perché temiamo di essere giudicati in errore. 

Fare il passo un po’ più lungo della gamba è una sensazione euforica, che regala scariche di adrenalina. Ma molti di noi non lo sanno perché non ci hanno mai provato.
Facciamo l’esperienza di spostare un po’ più in là le nostre ambizioni. Usciamo dalla zona di comfort.
Se ci comportiamo in questo modo falliremo molto spesso. 

Ma c’è modo e modo di fallire…

I tre strumenti per fallire senza farsi male

1. Prendiamo le misure. 

Cosa succederà quando fallirai? 
Qual è il peggiore scenario possibile che riesci a immaginare? 
Quanti soldi e quanto tempo perderai se fallirai?

Sapere rispondere a queste domande in anticipo ti permette di dare un volto al cigno nero, di cui parla l’economista Nassim Taleb.
Il cigno nero è l’evento imprevedibile, ma noi possiamo farlo diventare grigio se prevediamo in anticipo quali sono le conseguenze del nostro fallimento.
Ce lo insegna la nostra professione di trader: quando fai trading non puoi improvvisare, devi sapere già prima quanti soldi perderai (se li perderai).

C’è la tendenza diffusa di lanciarsi in attività imprenditoriali senza avere alcuna cognizione di cosa potrebbe accadere se l’affare non andasse a buon fine. 
La verità è che il successo non è appannaggio di chi non fallisce mai, ma di chi si rialza una volta in più. 

Vince chi fallisce a rischio zero ovvero senza perdere (quasi) neanche un euro.

Non ci improvvisiamo. Misuriamo tutto quello che andremo a fare. Calcoliamo in anticipo l’entità del nostro fallimento. 
Analizziamo e pianifichiamo prima ogni passo.

2. Prototipazione: la garanzia per un fallimento super soft

Oggi grazie al web è possibile testare i cambiamenti, le nostre nuove idee, la nuova direzione aziendale. Tecnicamente questo processo si chiama prototipazione. 

Possiamo prototipare quasi qualsiasi cosa: un prodotto grazie alla stampa 3D, una nuova strategia aziendale grazie al business model, l’andamento di un negozio grazie a un temporary store (spendendo per esempio 20.000 euro invece di 200.000).

3. Formazione: la chiave del successo

C’è un altro modo, da affiancare al precedente, che è molto efficace per diminuire la possibilità che il fallimento si ripercuota su tutto il patrimonio: investire in formazione.
 
Sembra una riflessione banale, ma ogni giorno assistiamo ad avventure umane che dimostrano il contrario: l’Italia (ma non solo) è piena di Vip che si lanciano nel mondo degli investimenti senza un minimo di cultura finanziaria. Non basta sentirsi vip per fare un buon cappuccino. 
    
Qualsiasi attività vogliamo intraprendere occorre cultura finanziaria. 

Se avremo cura di procedere secondo questi tre step, in mezzo alla mer*a del fallimento troveremo diamanti.
Non serve a nulla avere ansia e timore, anzi: aneliamo al fallimento, è la più grande lezione che potremo ricevere dalla vita. 
Ma falliamo in modo smart.

Alla prossima onda,
D + E

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