Hai mai pensato a quanto sarebbe figo se le più grandi banche del mondo facessero letteralmente piovere i loro soldi dagli elicotteri? Naturalmente è un esempio provocatorio. Eppure, nonostante quest’immagine dell’helicopter money sia a dir poco fantasiosa, quello che è successo negli ultimi mesi del 2016 non è poi così lontano.
Per chi non lo sapesse, nel 2016 per la prima volta nella storia ci siamo ritrovati con tassi di interesse bancari negativi. Cosa vuol dire? Semplice: siccome la gente non consuma più e - ancor peggio - non investe più, la BCE ha deciso di rendere sconveniente tenere i soldi in banca. Praticamente se non spendi soldi e vuoi tenerli in banca, paghi. E c'è dell'altro: maggiore è la somma che conservi, maggiori saranno le commissioni. Come, non ci credi? Sappi allora che da settembre 2016 i correntisti che possiedono più 100mila euro presso la tedesca Raifeissen Bank stanno pagando alla banca lo 0,4% di interessi annuo per tenere i loro soldi al sicuro.
Senza perderci in tecnicismi, perché sta succedendo tutto questo? Ma soprattutto, siamo sicuri che queste manovre macroeconomiche risolvano il problema dei consumi? La risposta purtroppo è no, e lo stiamo vedendo oggi. Infatti - sorvolando sulla crisi tutta italiana che meriterebbe un articolo a parte – i conti correnti dei tedeschi, per esempio, scoppiano di denaro ma la gente non vuole spendere e investire.
Gli analisti più intuitivi hanno individuato la causa nella psicologia. Beh, starai pensando, facile uscirsene così. Eppure non c’è nulla di banale: la notizia dei tassi negativi fa aumentare la paura di spendere. La gente, se non può tenere i soldi in banca, preferisce addirittura nasconderli "sotto il materasso" piuttosto che spenderli, in un clima di depressione come quello in cui ci troviamo. Sì, hai letto bene, la depressione economica, non poi così lontana da quella personale, segna la fine della parabola discendente di ogni ciclo economico: crescita, apice euforico, crollo e depressione. Il crollo per noi è avvenuto tra il 2007 e il 2008 ed oggi siamo in una fase di abbattimento in cui nemmeno la BCE sa dove sbattere la testa.
E cosa fa aumentare la depressione? Le notizie negative, sia economiche che di cronaca. L’informazione cruda, se da un lato fa audience, dall’altro fomenta il circolo vizioso che ci ha fatto perdere fiducia verso il mercato. Perché se è ero che, come da nostro motto, la felicità fa i soldi, è altrettanto vero che la depressione fa la povertà e non il contrario.
Ne è prova il fatto che gli USA si sono ripresi dalla recessione prima dell’Unione Europea, la quale, pur avendo ogni mezzo per risollevarsi, è rimasta impantanata nell’inferno di problemi che si è costruita. La differenza è solo nel modo in cui si guarda al denaro e alla crisi: il primo è un mezzo, la seconda è un’opportunità.
Ti sembrerà un discorso da fricchettoni, ma serve una rinascita interiore diffusa per capire che è finita l’epoca delle rivoluzioni industriali o socialiste e che il denaro può essere visto come volano di emancipazione. E come si fa a non aver paura in questo momento di depressione? Noi di MoneySurfers.com nel nostro piccolo vogliamo darti 3 punti da cui iniziare:
1) Non contribuire a diffondere la paura. Proviamo per un anno a non condividere alcuna notizia negativa sulle nostre bacheche social. Anzi impegniamoci a diffondere il virus benefico delle notizie positive.
2) Evita lo smog psichico. Che in altre parole significa evitiamo le lamentele. Questo è un consiglio fatto su misura per noi italiani, che raramente comprendiamo la quantità di smog psichico che emettiamo quando ci lamentiamo al bar, a lavoro, sull’autobus e così via.
3) Accresci la tua cultura del denaro. Impariamo ad investire, ma soprattutto impariamo a farlo bene, facendo in modo che quanto risuona fra le corde del nostro spirito sia anche la nostra fonte di guadagno.
Ricorda, negli ambienti della finanza si dice che “bisogna investire quando il sangue scorre nelle strade”. Quest’immagine un po’ cattiva vuole farci capire che le maggiori opportunità di guadagno si nascondono dietro il velo della crisi. Non è un caso se questa sia l’epoca in cui molti startupper, partendo da zero capitale sociale, vivono il sogno di “cavalcare l’unicorno”, dimostrando che la cultura dell'investimento vero non conosce scuse.
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