“Voglio lavorare con le mie passioni”: ecco un mantra contemporaneo. È una frase molto comune che sentiamo ovunque, in ufficio, in palestra, quando andiamo a prendere i figli a scuola.
Ma lavorare grazie alle nostre passioni è difficilissimo. Tutti vogliamo farlo, ma solo pochi eletti ci riescono. E poi… siamo sicuri che chi ci riesce sia davvero felice?
Partiamo dalle origini
Per rispondere a questa domanda analizziamo la situazione dal principio.
Il termine “passione” ha la stessa etimologia di pathos e di “patire”. La passione, infatti, è qualcosa che ci procura momenti di gioia estrema, ma anche fasi di depressione acuta. La passione è struggente e romantica nei film, nei romanzi e nelle serie tv. Un po’ meno nella nostra vita.
A cosa ambire allora?
Al livello più alto della passione.
La passione, quando è matura, si trasforma in qualcosa di alt(r)o. La passione sublimata alza i picchi di felicità e diminuisce notevolmente le voragini di depressione.
La passione sublimata si chiama vocazione, un meccanismo emotivo notevolmente più complesso, ma anche estremamente più potente.
Etimologicamente, la parola “vocazione” deriva da “voce”. Non a caso la vocazione è una sorta di chiamata, una dinamica opposta a quella che governa la passione: quest’ultima è sempre rivolta a qualcosa di esterno a noi. Qualcosa che ci fa soffrire, se non ci appartiene.
La vocazione, invece, è già dentro di noi. Per trovarla dobbiamo fare un percorso verso l’interno, un’indagine profonda. Ecco che cosa possiamo scoprire.
Vocazione: una e trina
La vocazione ha una natura triplice (come Qualcos’altro di molto elevato, che è familiare a tutti noi ☺ ):
- La vocazione è qualcosa che amiamo fare.
- La vocazione è qualcosa che siamo bravi a fare, per cui abbiamo un talento.
- La vocazione deve servire a qualcuno (se no è un hobby).
In poche parole: se non ti fa guadagnare forse non è la tua vocazione, perché significa che non serve a nessuno (chi è disposto a pagare lo fa per qualcosa che gli è utile o necessario). La vocazione deve necessariamente servire a te stesso, ma anche agli altri in simultanea.
Come si fa a capire con esattezza, dove trovare la nostra vocazione?
Semplicemente, non è possibile saperlo.
La vocazione ci trova mentre noi la cerchiamo. È più simile a un faro o a una bussola piuttosto che a un luogo preciso. La vocazione ci fornisce la direzione per un viaggio, in cui ogni passo è scoperta continua, evoluzione, cambiamento incessante e naturale.
Solo nel processo effettivo del fare potremo trovare indizi per scoprire la nostra vocazione.
Dalla modalità push alla modalità pull
“Svegliati, stabilisci i tuoi obiettivi e raggiungili! Finché non li avrai raggiunti non sarai felice”: questo è quello che ci insegnano i motivatori all’antica.
La vocazione funziona al contrario: dobbiamo trovare e capire cosa ci fa stare bene adesso. Quali sono le attività fisiche che ci piace fare? In che luogo ci troviamo mentre le facciamo? Che strumenti stiamo usando? C’è un metodo creato appositamente per scoprire la vocazione. Si chiama Life Design. Ovviamente dobbiamo immaginare un futuro superiore e avere degli obiettivi, ma dobbiamo essere pronti a cambiare strada, senza attaccamenti o pregiudizi radicati.
Dobbiamo imparare a passare dalla modalità push alla modalità pull: sarà l’obiettivo ad attrarci in automatico.
A volte, per esempio, ci poniamo l’obiettivo di una grandiosa rivoluzione di vita, e poi, facendo Life Design, ci accorgiamo invece che la nostra vita ci gratifica già all’80%. E così, cambiando solo il 20%, otteniamo la gratificazione ideale.
È la gratificazione, infatti, l’elemento più motivante in assoluto. Quando siamo gratificati dalle azioni quotidiane abbiamo lo stesso umore il lunedì mattina e il venerdì sera di fronte allo spritz.
Vocazione fa rima con legge di attrazione
Conoscere la propria vocazione è fondamentale anche per ottimizzare la legge di attrazione, che funziona eccome.
Cosa accadrebbe, infatti, se un bambino di 5 anni e mezzo applicasse la legge di attrazione? Otterrebbe un muffin gigante di 5 kg al cioccolato e finirebbe all’ospedale con un’indigestione.
Quindi, cari Surfer, fate molta attenzione alla retorica sulla legge di attrazione: ancora più importante dell’essere bravi ad attirare i nostri desideri è aumentare il nostro livello di consapevolezza e imparare a desiderare ciò che è giusto ed esatto per noi.
Altrimenti otterremo solo un muffin gigante.
Alla prossima onda,
D + E
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