Vi siete accorti che siamo immersi in una nuova rivoluzione?
Non ci riferiamo alla quarta rivoluzione industriale, ma alla rivoluzione del “quarto settore”.
Dopo il primo settore del pubblico, il secondo settore del privato e il terzo settore del volontariato, attualmente, infatti, è il quarto settore a essere in piena espansione.
Il quarto settore racchiude le società benefit, che potremmo definire come ibridi fra le aziende che operano business al 100% e le fondazioni, che in qualche modo rendono il mondo un luogo migliore. Le società benefit, più precisamente, sono aziende che, oltre a tendere ai profitti, mirano anche ad altri, più nobili, obiettivi.
Persone. Pianeta. Profitti.
In questa trinità si possono sintetizzare i tre principali obiettivi delle società benefit. Persone, pianeta e profitti sono infatti le tre aree di impatto che permettono alle società benefit di trasformarsi da aziende estrattive (che estraggono più valore dall’ambiente di quanto riescono a restituirne) ad aziende a impatto positivo, ovvero contributive (che donano al benessere globale più di quanto sottraggono).
B Corp e società benefit non si escludono necessariamente a vicenda (ovvero una società benefit può essere anche una B Corp), ma non sempre si equivalgono.
Facciamo chiarezza.
Le società benefit sono un fiore all’occhiello della realtà italiana: possiamo infatti affermare con orgoglio che l’Italia è stato il primo Paese europeo a dotarsi di una normativa specifica per le società benefit, entrata in vigore nel 2016, che prevede obiettivi precisi, al di là del profitto. Le società benefit si identificano dunque in base a un vero e proprio statuto aziendale (come le srl, società a responsabilità limitata, o le spa, società per azioni, per esempio).
“Le società benefit qualificano aziende che danno alla propria strategia nuovo imprinting nell’oggetto sociale. Nell’esercizio dell’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, l’azienda ha una o più finalità di beneficio comune e opera in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori, ambiente, beni, attività culturali, sociali, enti, associazioni e altri portatori di interesse.”
Poiché la società benefit prevede che la sua natura sia esplicitata nello statuto, chiunque entrerà in possesso dell’azienda dovrà conservare questa natura: si tratta di una forma di garanzia che gli obiettivi che abbiamo visto sopra saranno rispettati anche in futuro.
Le B Corp (benefit corporations) sono invece, più precisamente, aziende che hanno superato un processo impegnativo di certificazione. Le B Corp sono ambiziose: non solo vogliono raggiungere gli obiettivi di cui sopra, ma vogliono anche rendere i loro obiettivi misurabili.
Il loro operato rientra dunque in un processo preciso, che prevede tre step.
È bene essere consapevoli che essere certificati B Corp è un percorso che non ha mai fine: ogni anno cercheremo di aumentare il nostro impatto positivo e il nostro punteggio.
Vi sembra un immane sbattimento? Lo è.
Ma ne vale la pena. Vi spieghiamo perché.
Anche aziende molto grandi, come per esempio Patagonia e una parte di Danone, ha sposato questo processo, perché essere certificati B Corp, oltre a fornire vantaggi in termini economici, dà molti altri benefit: per esempio, significa essere aziende più ordinate e rigorose, perché abituate a misurare i processi aziendali.
Ma, più di tutto, il marchio B Corp differenzia dalla concorrenza e permette di attrarre molti più clienti (il che giustifica le numerose ore di lavoro sottratte alla produttività a beneficio del mantenimento degli standard di certificazione): tutte le persone che hanno uno spessore culturale ed emotivo vogliono trovare un’azienda che condivida i loro valori.
Ecco perché uno degli altri meriti delle B Corp è essere un buon modo per fare networking.
Il buon imprenditore deve tenere in mano saldamente due obiettivi, inestricabili l’uno dall’altro:
1) Fare profitto…
2) In maniera contributiva.
Possiamo trovare la forza e la motivazione per conseguire questi obiettivi nelle statistiche: per quindici anni è stato studiato un basket di aziende suddiviso fra aziende che si impegnavano solo nell’utile economico e aziende che avevano aggiunto all’utile finanziario una serie di benefici per la società, per l’ambiente, per la trasparenza. Ebbene, dopo quindici anni di monitoraggio è emerso che coloro che lavoravano “immersi nell’amore” hanno prodotto risultati dieci volte superiori agli altri.
Ecco perché condividiamo il pensiero del nostro grande maestro Eric Ezechieli, fondatori di Nativa: se il mondo ha qualche chance di salvarsi dalla debacle ecologica e consumistica, questa salvezza risiede nel cambiamento del modo in cui facciamo business.
E voi, siete pronti al cambiamento?
D + E