Non saremo mai fra quelli che ti insegnano a generare entrate passive per stare tutta la vita a girarti i pollici su un atollo delle Maldive… Prova a fare un anno di vacanza su un’isola tropicale e verrai travolto da una noia irriducibile (nonché da un’orchite irrimediabile…).
Le ricerche scientifiche confermano che la vita ideale non consiste nell’oziare beneficiando di entrate passive.
La vita migliore possibile è fare della nostra vocazione la nostra professione e diminuire il rischio complessivo finanziario attraverso la diversificazione degli investimenti.
Le entrate passive non servono per diventare dei grattapancia professionisti, ma sono fondamentali per aumentare la nostra indipendenza e sicurezza finanziaria.
Oggi, più che mai, avere un solo attivo non è sufficiente: la possibilità di andare in bancarotta è molto alta. Il mondo (anche finanziario) è cambiato.
Entrate passive: queste sconosciute
Cosa significa esattamente “entrata passiva”?
Le entrate passive sono entrate automatiche: si tratta di guadagni svincolati e decorrelati dalle ore lavorative, che entrano nel tuo conto corrente a prescindere dal fatto che tu lavori o meno. Anzi, spesso funzionano al contrario: meno le vai a toccare, più rendono.
Di seguito ti illustriamo le nostre sette entrate passive preferite. Attenzione: non devi necessariamente attivarle tutte! Scegli quelle che ti intrigano di più e che sono più adatte a te.
1. Dividendi
Quando un’azienda è in utile (ovvero non solo fa fatturato, ma fa profitti veri), remunera i suoi azionisti con dei dividendi. Supponiamo, per esempio, che un’azienda guadagni 1 milione di utili: 500.000 li potrà reinvestire in azienda e 500.000 li potrà dividere fra i suoi azionisti.
Attenzione, però: non tutte le aziende in utile staccano i dividendi! L’ultima moda, soprattutto americana, è fare aziende che non emettono utili, ma che crescono solo in borsa.
Fra le (sempre più rare) aziende solide che staccano dividendi, ci sono per esempio, Coca Cola, Apple e, in Italia, Intesa San Paolo.
2. Azioni
Questo tipo di entrata automatica non richiede necessariamente di fare trading. Si può riassumere nella definizione un po’ antiquata di “fare il cassettista”: ovvero comprare azioni.
3. Affitti
L’entrata passiva per eccellenza, ma per essere tale veramente non bisogna essere solo proprietari dell’immobile bensì anche property manager.
Cosa significa?
Che devi organizzarti per gestire la tua proprietà in maniera il più possibile passiva. Dovrai dotarti di un team che sia al tuo servizio, selezionando una serie di professionalità (personale che si occupi di pulizie, prenotazioni ecc.), soprattutto se intendi affittare il tuo immobile a breve termine. Altrimenti finirai per trasformarti in albergatore e, a quel punto, non beneficerai più di un’entrata passiva.
Consiglio: se vuoi comprare casa, non farlo sul mercato normale, ma con metodi saldo e stralcio. Un’alternativa è anche quella di fare crowd surfing acquistando quote di siti immobiliari in giro per il mondo: un metodo pulito, elegante, digitale e smart.
4. Royalties
I diritti d’autore sono entrate automatiche che prevedono lo sfruttamento di opere d’ingegno. Se scrivi un libro o una canzone o inventi un prodotto o un programma televisivo avrai quello che si definisce "diritto d’autore".
I diritti di sfruttamento di opere d’ingegno sono tutelati da tutti gli Stati Europei, che tendono a incentivare la creatività detassando le royalties. Questo metodo prevede un importante sforzo iniziale, a fronte di un’entrata automatica che non richiede in seguito altre attenzioni (se pubblichi un libro su Amazon, per esempio, otterrai il 70% del prezzo di copertina).
5. Bond
Si tratta di obbligazioni e titoli di Stato. In questo periodo storico, la maggior parte dei titoli di stato non dà entrate positive (anzi spesso sono addirittura passive), ma ci sono obbligazioni di aziende molto interessanti che staccano dividendi annuali del 4, 5, 6%.
Attenzione, però, questo non significa che tutti i titoli e le obbligazioni siano sicure: bisogna sempre verificare che siano solide grazie all’aiuto di un’azienda di rating. Molte aziende, anche quotate in borsa, hanno infatti obbligazioni spazzatura.
6. Peer to peer lending (P2P lending)
Da qualche tempo si può fare anche in Italia. In parole semplici significa: trasformarsi in una banca. Chi ha bisogno di un prestito si rivolge a una società di intermediazione, la quale, dopo aver verificato l’affidabilità del potenziale debitore, cerca soggetti interessati a finanziare a questa persona una parte della quota richiesta, spezzettando le quote di prestito fra vari creditori, in cambio di un interesse.
Il P2P lending è una soluzione etica: ci si dà una mano senza l’obbligo di affidarsi all’intermediazione di una banca.
7. Alternative assets
Sono i cosiddetti “attivi alternativi”. Non si tratta di prodotti finanziari, ma di beni di nicchia, per esempio gioielli, auto d’epoca, opere d’arte, fine wines. Il pregio maggiore che hanno è che sono perfetti per creare un portafoglio diversificato, perché sono decorrelati dall’andamento borsistico e non risentono di crisi, ma anzi diventano quasi sempre beni rifugio.
Anche in questo ambito, però, ci raccomandiamo di non improvvisarti investitore: studia i settori che più ti interessano. Possono offrire guadagni che superano anche il 10% annuo, ma è fondamentale comprendere che in questo caso il guadagno si ottiene esclusivamente quando si rivende l’asset.
8. Trading
Il nostro strumento preferito, il primo di cui abbiamo fatto esperienza, da pionieri.
Oggi il trading è accessibile a tutti, ma richiede cultura finanziaria.
Fra tutte quelle elencate, è sicuramente l’entrata passiva che fa guadagnare di più, ma per padroneggiarlo è indispensabile fare uno sforzo di studio costante.
Non disperare: la quasi totalità dei nostri corsisti che hanno iniziato a fare trading pensavano che fosse molto più difficile metterlo in pratica! Il segreto è essere disciplinati e seguire un metodo.
E poi è fondamentale comprendere che il trading richiede un cambiamento nello stile di vita: bisogna attuare il metodo in modo ritmico, quotidianamente o anche ogni tre mesi, ma con costanza, inserendolo nelle nostre abitudini.
Per tutti questi strumenti vale lo stesso consiglio, che non ci stancheremo mai di ripetere: studia, non ti improvvisare investitore. Approfondisci il settore che più ti stuzzica, in modo da abbassare i rischi ed evitare errori.
La cultura finanziaria, soprattutto in Italia, è un problema. Risolviamolo insieme.
Alla prossima onda,
D+E