Nelle cantina e sulla tavola degli Italiani non manca davvero mai.
Si brinda col vino per festeggiare e per siglare un accordo, gli alchimisti lo utilizzavano in passato persino come strumento per la ricerca spirituale. Il vino rosso fa buon sangue, dice il detto, grazie alla vitamina E.
Ma forse in pochi sanno che il vino fa bene anche al portafoglio.
Non ci credi?
L’unico sforzo da fare è non berlo, ma conservarlo nel modo giusto.
Il vino è da anni la diversificazione di investimento preferita dai ricchi.
No, non è solo un vezzo da miliardari annoiati per vantarsi al golf club con gli amici.
Investire in vino non è solo uno status symbol, ma un ottimo investimento.
Un esempio chiarissimo?
Il principale indice di Borsa, l’S&P 500, è salito dal 2013 al 2017 di circa il 70%. Una bottiglia di Petit Mouton 2012, nello stesso periodo è cresciuta di oltre il 180%.
Noi stessi abbiamo diverse casse di vino in cassaforte, tra le montagne. Certo, a volte viene voglia di aprirne una. E infatti lo facciamo tutte le volte che otteniamo un guadagno.
Cin Cin.
QUAL È LA PRIMA REGOLA DEL BUON INVESTITORE IN VINO?
Quando si parla di vino da investimento, molte volte si traggono conclusioni affrettate ed erronee.
Facciamo un esempio.
Il mio vicino di casa produce 500 bottiglie di ottimo vino, il vino matura egregiamente nel corso di 3 anni, aumenta di prezzo da €10 a €25, ergo è un ottimo investimento, vero?
SBAGLIATO!
I vini da investimento sono solo una piccola parte dei cosiddetti fine wine, ossia dei vini di qualità.
Vuoi capire meglio?
LE 3 TIPOLOGIE DI VINO
Vino generico: bevanda prodotta dalla fermentazione alcolica di uva fresca o parzialmente disidratata.
Fine wine: vino di qualità che esprime caratteristiche di una zona di origine delimitata, delle varietà di uva con cui è prodotto in una determinata annata.
Vino da investimento: vino di alta qualità che esprime caratteristiche di una zona di origine delimitata, delle varietà di uva con cui è prodotto in una determinata annata. Inoltre le bottiglie devono essere prodotte in quantità limitata e maturare per lungo tempo. Devono anche ottenere punteggi alti dai più quotati critici internazionali. Devono dimostrare una liquidità del mercato con track record di prezzo e performance nel mercato.
La differenza fondamentale tra un fine wine (un vino di qualità) e un vino da investimento è che non tutti i vini di qualità sono da investimento. Numerosi vini che possono costare anche intorno ai €100 a bottiglia possono non essere buoni investimenti. Vale però il contrario: i vini da investimento sono sempre fine wine di grande pregio e qualità.
Quindi il vino del vicino, anche se di pregio e di un’ottima annata (che ne aumenta il prezzo), non suscita un interesse globale e per questo non rappresenta un buon investimento.
I grandi vini hanno una lunga storia alle spalle e un numero di annate con performance di prezzo da veri e propri prodotti finanziari.
Non hai mai pensato al vino come panacea di tutti i mali (compresi quelli economici)?
Questa è solo la base. C’è molto altro da scoprire su quello che è forse il nostro investimento preferito.
Vuoi imparare di più sui vini da investimento?
Faccelo sapere lasciandoci un commento, così scriveremo altri post sull’argomento.
Alla prossima onda.