“Lavorare stanca”. Lo diceva anche Cesare Pavese, e a ragione. È normale sentirci stanchi dopo aver lavorato per un’intera giornata. Lavorare – ed essere stanchi per averlo fatto – è bello ed è sano.
Il problema è essere stanchi senza sentirsi gratificati. Il problema esiste quando alla stanchezza si aggiunge la tristezza. Il guaio è la stanchezza associata alla frustrazione di sentirci stanchi perché non ci siamo goduti la giornata.
Quando vai in palestra e “pompi”, si liberano endorfine e quella fatica ti galvanizza. Sei soddisfatto perché vedi i risultati, sei più bello, sei più energico.
La campanella di allarme suona quando a fine giornata sei stanco e insoddisfatto perché hai fatto un lavoro di mx#@.
Il bivio fatale
Se sei onesto con te stesso e ti accorgi di trovarti in questa situazione, sei di fronte a due strade.
1. Osservare il fatto che non ti senti gratificato, continuare a lamentarti, anestetizzarti di fronte alla tv, assumere droghe (e per droga intendiamo anche medicinali...), imbottirti di cioccolato, sfogarti con lo shopping durante il black friday.
Questa è una strada che non ti porterà da nessuna parte.
2. Prendere coscienza che questo senso di tristezza, di insoddisfazione, di frustrazione è un allarme che significa: basta! Fai un cambiamento, fai qualcosa di diverso e vai in cerca di quella felicità che probabilmente non riesci neanche a immaginare di poter conquistare!
C'è una canzone emblematica su questo argomento. È degli anni Novanta – chi è vecchio come noi se la ricorderà – e si chiama La crisi. La cantavano i Bluvertigo di Morgan (quello che poi ha partecipato a X Factor) e diceva: “la crisi è un eccesso di lucidità”.
Quando siamo in crisi soffriamo, ma si tratta di una circostanza in cui siamo molto svegli. È grazie alle crisi che capiamo che c'è qualcosa che non va. Se ci permettiamo di vivere la crisi profondamente, senza anestetizzare questa stanchezza, questa frustrazione, questo senso di insoddisfazione, cogliamo una chance pazzesca.
La crisi diventa l’onda che ci fa surfare alla grande!
DRIIIIIIIN!!! Sveglia!
Arrivo a sera e sono sempre insoddisfatto e inca**ato con il mondo? Lo ammetto a me stesso.
Ne prendo coscienza. Divento consapevole!
Già metà del lavoro è fatto.
Però non basta. Ora devi AGIRE.
Meditate, gente, meditate…
Il primo passo da compiere – e il più importante di tutti – è fare il refresh della mente, ovvero meditare.
La meditazione è un must per tutte le persone che vivono in una società come la nostra dove gli impulsi e le notifiche sono frenetici, dove la velocità con cui cambiano le famiglie, i partner, il lavoro, le città, i politici, i social network… tutto… è pazzesca!
Se in questo marasma non ti regali attenzione quotidiana, sei perduto.
“Quotidiana” non significa due volte alla settimana (come la palestra dove pompi, di cui sopra). Significa ogni santo giorno che Dio manda in terra. Se non cambi stile di vita e non inserisci una tecnica come la meditazione nella tua routine quotidiana, non c'è alcuna speranza che tu possa fare meglio tutto il resto.
Un diario (da agente) segreto
Il secondo passo del tuo piano di azione è: scrivere un diario. Esattamente come si faceva da bambini.
Un diario speciale, che serve a renderti conto di come va veramente la tua vita, in modo oggettivo. Bisogna scavare, togliere la polvere e disseppellire nelle nostre giornate quelle gemme che meritiamo di estrarre.
Come si fa questo diario? Inizia elencando tutte le attività che fai durante il giorno, nel modo più dettagliato possibile. Con chi le fai, dove le fai, com'è il luogo in cui le fai?
Per riuscire a capire da dove arriva la frustrazione, devi verbalizzarla.
Devi essere sincero con te stesso. Devi diventare un detective! Trasformati nello 007 della tua coscienza e vai a capire qual è l'origine del tuo malessere.
Se non tieni un diario, non lo scoprirai mai.
Solo se hai uno psicoterapeuta che vedi ogni giorno sei dispensato dallo scrivere un diario (ma lo psicoterapeuta ti costa una cifra, mentre il diario è gratis).
Fuoco ed elettricità: le parole chiave della vocazione
Il terzo passo da compiere è capire qual è la tua vocazione. In questo ci viene in aiuto il Life Design, con un metodo molto chiaro: usare i due parametri del fuoco e dell’elettricità.
No… non ti stiamo chiedendo di gettarti fra le fiamme o di attaccarti a un generatore… Ti stiamo chiedendo di prestare attenzione alla tua vita di ogni giorno.
Quando ti capita di sentirti “infuocato”, di perdere la cognizione del tempo?
Durante quali attività lavorative o artigianali o di svago (la cosa fondamentale è che non siano passive: stare buttati sul divano a guardare passivamente la tv non vale), a un certo punto pensi: “Urca...! Son passate già due ore?!”
Lo stato di fuoco tecnicamente si chiama flow e definisce quella situazione in cui sei talmente coinvolto che il tempo vola via. Per capire quando sei nel fuoco (o nel flusso) ci sono alcuni trucchetti. Per esempio, quante volte guardi l'ora? O il cellulare? Se lo fai spesso significa che ti stai annoiando.
Ora facciamo un altro piccolo passo, perché non tutte le attività che ci danno fuoco ci danno anche elettricità.
Cos'è l'elettricità? La carica! Immaginati come una pila. Ci sono delle attività che ti mandano nel flusso ma che, quando sei alla fine, ti “bruciano”.
Non tutte le attività sono uguali. Ci sono quelle che ti mandano nel flow e ti spossano e quelle che non ti mandano pienamente nel flow, ma ti ricaricano.
Pianifica la tua giornata
Bisogna fare solo attività con tanto fuoco e tanta elettricità? Per niente!
Quello è il mondo delle favole.
La buona notizia è che riuscendo a distinguere quali attività ti danno fuoco ed elettricità avrai uno strumento per pianificare la tua giornata e ottimizzarla.
Per esempio: se devi fare un'attività che ha fuoco ed elettricità zero (per esempio redigere la contabilità), subito dopo programma un’attività che ti dà energia e ti ricarica emotivamente (per esempio scrivere sul tuo blog).
Bilancia la tua giornata non in base alle priorità o a quello che ti dicono gli altri, ma in base al modo in cui reagiscono il tuo corpo e la tua mente alle varie attività.
Questa è la differenza fra vivere improvvisando e vivere con un progetto.
Ricapitolando…
- Ammetti a te stesso che non sei solo stanco: sei insoddisfatto della tua vita.
- Pratica ogni giorno meditazione: non si può riempire un bicchiere già pieno, devi creare il vuoto.
- Tieni un diario, fai luce. Trasformati in un detective, capisci quali sono le azioni che ti causano malessere.
- Classifica le tue azioni quotidiane secondo i due parametri del fuoco e dell’elettricità.
- Inizia a pianificare la tua giornata. Magari scoprirai che è solo l'ultima attività della giornata che ti fa sempre girare le scatole, che arrivi a casa nevrotico per quella mezz’ora imbottigliato nel traffico. Allora puoi decidere di andare al lavoro in bici…
Chi lo sa?
La stanchezza si combatte essendo presenti a se stessi.
Svegliati.
Alla prossima onda,
D + E
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