“The 4-hour work week” è un libro best seller scritto da Tim Ferriss, tra i blogger più influenti degli Stati Uniti, autore sul New York Times, consulente per Facebook e tra gli angel investor di start up più importanti al mondo.
Il libro ha fatto scuola negli Stati Uniti e tanti imprenditori e micropreneur americani lo conoscono molto bene. In italiano è stato tradotto con il titolo: “4 ore alla settimana: Ricchi e felici lavorando 10 volte meno”.
Attraverso una serie di accorgimenti strategici e di time management Tim Ferriss dimostra come sia possibile raggiungere felicità e ricchezza lavorando un decimo di quanto siamo abituati a fare.
Come? Attraverso ciò che è in piena regola un'apologia dell'esternalizzazione della ripetitività. Delegando in pratica tutto ciò che non è strategico.
È un libro da leggere, che aiuta a cambiare mentalità e produrre benefici tangibili. È però anche importante evitare il rischio di lasciarsi trarre in inganno. Perché? Perché alcune cose potrebbero non funzionare, o non essere adatte al nostro business, così come alla cultura del lavoro italiana.
Un esempio su tutti sono i virtual assistant, argomento estensivamente trattato da Ferriss. Il mercato degli assistenti virtuali ha avuto il suo apice qualche anno fa, a cavallo della pubblicazione del libro, producendo portali come elance.com e odesk.com (ora fusi in upwork.com).
Cosa sono gli assistenti virtuali?
Sono persone che, generalmente dall’altra parte del mondo, lavorano per te attraverso internet. Possono svolgere ricerche così come prenotare viaggi o rispondere alle mail al posto tuo, seguendo determinati criteri da te stabiliti. Il tutto ovviamente ad una frazione del costo di un vero assistente.
Tim Ferriss a questo riguardo fa l’esempio dell’India, paese dove il costo del lavoro è molto più economico rispetto agli Stati Uniti e all’Europa, e dove l’inglese è diffuso ormai come prima lingua.
Sembra quindi sulle prime un sogno che diventa realtà. Un assistente che dopo previa formazione svolge tutti i compiti più ripetitivi al posto nostro per 200-300 euro al mese. Le fregature però possono essere tante e bisogna muoversi con consapevolezza.
Problematiche:
1) La lingua.
Questo vantaggio competitivo esiste se conosci l'inglese, e soprattutto se hai un business in inglese.
Sono nati però servizi di segretariato online in italiano, come segretaria24.it e segretariaincloud.it. Se il tuo business non è internazionale e hai bisogno di qualcuno che risponda alle telefonate al posto tuo puoi considerare di utilizzarli. Invece di assumere un dipendente beneficerai di un'agenzia che ti fornirà una segretaria virtuale ottimizzando sensibilmente i costi.
2) Il fuso orario.
Ci sono 9 ore di differenza tra Roma e Nuova Delhi. Per una consegna ravvicinata ciò può creare problemi, rimanendo molto utile per lavori continuativi dove a seguito di un briefing l'assistente può lavorare in relativa autonomia.
3) Incomprensioni culturali.
La cultura del lavoro è diversa da paese a paese. La produttività media di un lavoratore europeo o nordamericano è completamente diversa da quella di un lavoratore indiano, e solitamente superiore. Impiegando un assistente virtuale bisogna tener presente anche le abitudini e i retaggi culturali del suo paese.
La domanda è quindi: arriverai addirittura a non dover più leggere le e-mail?
Sa di utopia e probabilmente la è. Sicuramente però educare l’assistente virtuale, sul modello di Gmail (che già separa le e-mail in arrivo in diverse categorie), può permetterti di risparmiare molto tempo ad un costo contenuto. Con una telefonata al giorno alle 5 di pomeriggio l’assistente può ragguagliarti sulle comunicazioni importanti, escludendo completamente quelle superflue. E liberando la tua mente da pensieri inutili e non strategici.
Va detto che l'utilità del virtual assistant è definita dal tuo tipo di business e inversamente proporzionale alla qualità del lavoro richiesta. Un compito qualificato avrà un costo superiore, non serve che lo diciamo.
La nostra esperienza per esempio ci ha fatto trovare molto bene con i grafici asiatici. Fumetti, disegni e grafiche di qualità a costi contenuti, con persone in grado di cogliere al volo un’idea e realizzarla. Teniamo però presente che anche i canoni estetici possono cambiare molto da una parte all’altra del globo.
L’autore in 4-hour week ci vende una vita da sogno, con in copertina un uomo sdraiato su un’amaca, immagine più che esemplificativa del dolce far niente. Parliamo di un libro che ha venduto tantissimo e che ha saputo vendersi, aprendo le porte per un’intera serie di best seller successivi, in cui Ferriss spiega come in quattro ore si possa diventare chef, migliorare il proprio corpo eccetera. È anche vero però che il tema della riduzione delle ore lavorative rimane oggi molto caldo e continua a viaggiare sulle pagine di quotidiani, riviste e letteratura manageriale.
Si tratta dunque di aria fritta marchettara o best practice da seguire?
Tra i tanti stimoli e consigli presenti nel libro di Tim Ferriss in questo post abbiamo deciso di concentrarci sugli assistenti virtuali, perché nell’entusiasmo collettivo hanno aperto le porte a un mercato considerevole, che va dai portali per assumerli fino ai corsi su come educarli.
Nei prossimi post faremo ulteriori passi avanti e ti daremo altri spunti di riflessione utili a capire se e come lavorare quattro ore alla settimana sia veramente possibile.
11 luglio 2020
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