Nello scenario economico-finanziario contemporaneo è in atto una rivoluzione. Si tratta di uno smottamento silenzioso, poco osservato, lento ma inesorabile.
Mentre tutti parlano di quarta rivoluzione industriale (il trend dell’intelligenza artificiale e dell’automazione estrema dei processi industriali), qualcosa di ben più sottile, anche se strettamente legato ad essa, sta insinuandosi nel rapporto tra uomo e denaro.
Come al solito, nell’ambito del discorso pubblico, ci si concentra solo sulle conseguenze visibili e sulle opportunità di ottimizzazione più banalmente utilitaristiche di tali trasformazioni. Ci pare invece urgente, soprattutto in questa sede, iniziare a sondare gli aspetti più nascosti, e perchè no, esoterici, della fine dell’Era del Lavoro.
Il fatto che per “campare” non sarà più necessario “sacrificarsi” e dedicare l’80% del nostro tempo a mansioni frustranti e ripetitive, è sicuramente una buona notizia, molto meno bella è quella che, per capirlo, alla maggior parte degli esseri umani, saranno necessari alcuni decenni.
Come insegnava Gurdjieff, l’Uomo è un essere (quasi) totalmente dominato da automatismi psicologici. Anche se abbiamo studiato tutti i libri di misticismo della Libreria Esoterica di Milano e sappiamo benissimo che arrabbiarci, quando qualcuno ci tampona all’incrocio è un inutile dissipazione di energia, nella maggior parte dei casi scenderemo ugualmente dalla macchina sbraitando con la vena del collo che pulsa al ritmo di 200 battiti al minuto.
La stessa dinamica si applica alla questione dei soldi. Lo vediamo benissimo, quotidianamente, durante i nostri corsi di trading. Quando si parla di investimenti, vince chi fa meno. Stare davanti a un grafico finanziario continuando a correggere una strategia, pensando di ottimizzarla, riduce la redditività della stessa. In gergo si dice che le operazioni devono “respirare”. La convinzione, profondamente radicata nel nostro inconscio, che per guadagnare di più dobbiamo lavorare di più, è tra le più difficili da estirpare.
Ebbene, la quarta rivoluzione industriale sta portando, con velocità davvero spaventose, lo stesso paradigma un po’ dovunque. Vince, già da adesso, chi si concentra sulla parte strategica, artistica e creativa del proprio lavoro. Tutto il resto lo faranno le macchine.
Le statistiche, anche quelle più estreme, sono già state bruciate dai fatti: “La metà dei lavori che esistono adesso sarà totalmente automatizzato entro meno di 10 anni” (Will robots steal our jobs?, PwC, 2017).
A colui che sta compiendo il cammino verso lo Yoga Finanziario, uno scenario di questo tipo, non può che far brillare le pupille. Quella che per la massa è una minaccia, per noi è una benedizione.
Il fatto che la stessa Tecnica, che durante la prima rivoluzione industriale ci ha resi suoi schiavi e che adesso sta gradualmente trasformandosi in uno strumento al nostro servizio, ci pone di fronte a una scelta obbligata: o si fa quello per cui siamo venuti al mondo o rischiamo la miseria.
Conoscere se stessi per far aderire il più possibile le nostre azioni quotidiane alle nostre più intime vocazioni non può più restare il vizio di qualche borghese annoiato, o di qualche sparuto ribelle, ma la base da cui tutti dobbiamo partire per un futuro di abbondanza diffusa.
Lo strumento per “salvarsi” nell’era della quarta rivoluzione industriale è l’Azienda Karmica. L’impresa che fa soldi, e assieme, diventa il principale strumento di crescita e purificazione interiore per chi la fonda e per chi ci lavora dentro.
La fabbrica dove l’unico lavoro rimasto da fare, è quello su se stessi. Un business che diventa redditizio fin da subito, perchè costruito sull’unica cosa veramente unica che hai, la tua Anima.
Il processo che occorre fare per costruire un’Azienda Karmica è il seguente:
L’Azienda Karmica ci arricchirà, dandoci quello che ci serve per vivere, mentre disattiveremo uno dei pattern ricorrenti più nefasti che sia: la non comprensione che siamo già ricchi e che chi lavora per i soldi non fa altro che crearsi un futuro di povertà e come dice il Vangelo, gli “verrà tolto anche quello che ha” (Mt 13,12)
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