Da fan assoluto del Duca Bianco mi astengo, visto il sito da cui scriviamo, di fare qualsiasi considerazione artistica sull’opera di quello che era forse l’ultima icona vivente (assieme a Bob Dylan) della musica contemporanea.
Siamo MoneySurfers.com e dunque, anche un po’ per differenziarci dal coro, parliamo di “volgarissima” grana.
David Bowie è stato l'artista del futuro, creando ricchezza e arte
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David Bowie è stato un genio in tutto. Un vero e proprio Nicola Tesla contemporaneo (non a caso lo ha pure impersonificato nel bel film The Prestige) che ha saputo ESSERE egli stesso un capolavoro prima ancora di concepirne a pacchi attraverso le sue opere.
David Bowie non era semplicemente un artista eclettico, ha lavorato come cantante, poli-strumentista, videomaker, pittore, produttore discografico e attore, egli era in primis, un Essere Umano eclettico. Non solo perché cambiava sempre look (la forma E’ la sostanza, ricordiamocelo), ma anche e soprattutto perché è stato in grado di innovare il concetto stesso di artista portandolo oltre i cliché del suo tempo fino addirittura, e qui noi ovviamente godiamo, a quotare sé stesso in borsa.
E’ orribile, è volgare, è osceno. Trasforma la musica in un prodotto. E’ come se Bowie diventasse una comune società petrolifera." Dustan Bruce (Chumbawumba), People, 20 Luglio 1998
Mi ricordo ancora quando nel 1996 Bowie lanciò i Bowie Bond a Wall Street. Ci fu chi gridò allo scandalo: ma come la musica, l’arte, la poesia dovrebbe stare sui libri, nei musei e non a gareggiare insieme al “Male” nel tempio del Dio Denaro!
Ebbene Bowie fu post-moderno anche nel modo in cui gestì i proventi del suo lavoro. Incurante dei parrucconi ebbe l’intuizione, primo fra tutti, di creare dei bond collegati alle royalties derivanti dai diritti delle sue canzoni.
L’operazione fu un successo istantaneo, i bond, classificati AAA, furono tutti acquistati e Bowie incassò subito i 55 milioni messi in vendita. Immaginiamolo come un anticipo sugli incassi delle royalties che sarebbero arrivate nei 10 anni successivi. Con quei soldi si ricomprò alcune porzioni di diritti d’autore su alcune sue vecchie canzoni che erano di proprietà del suo vecchio manager e fece altri investimenti sul mondo web.
In altre parole ottenne tanti soldi e assieme maggiore controllo sulla sua opera.
Il bello è che fu il primo e anche l’ultimo a poter fare un’operazione di questo tipo. Il suo essere avanguardista (nell’arte e fuori) gli portò “fortuna” perché di lì a poco arrivò Napster, la pirateria di massa su internet e la lenta morte del business musicale. Dovevano partire anche James Brown, i Beatles e i Rolling Stones con operazioni simili ma tutto fu bloccato. A chi poteva interessare la proprietà di qualcosa che veniva liberamente e gratuitamente scambiato in rete?
Come sapete noi non crediamo alla fortuna intesa come evento casuale. Se solo Bowie è riuscito a fare questa operazione è perché Bowie aveva certe caratteristiche che altri non avevano, e le vedremo tra poco.
Una piccola digressione permettetemela però. A parte il discorso tecnico e materiale, personalmente, trovo l’operazione Bowie Bond (che in realtà fu un filo più complessa di come l’abbiamo messa giù qui, per maggiori dettagli, studiarla qui) un gesto d’arte in sé. Un "atto Warholiano" fino al midollo! Un’azione ambivalente e provocatoria in grado di parlare dell’eterno scontro tra Arte e Mercato più di qualsiasi pamphlet intellettualoide e moralizzatore mai scritto.
Non c’è da giudicare, mai. C’è solo da mostrare, mettere in Luce. Testimoniare. Bowie ha semplicemente palesato la comunione tra Denaro e Arte, senza parlarne, ma letteralmente inserendo egli stesso nel mercato. Come uno Ziggy Stardust che invece di viaggiare nel Macrocosmo delle galassie, si immerge nel Microcosmo dei circuiti telematici e liquidi della finanza più avveneristica.
Talmente avveniristica che per qualcuno i Bowie Bond, in quanto prestito fondato su un ipotetico incasso futuro, furono gli antenati dei famigerati mutui subprime. Forse addirittura Bowie, ci piace pensarlo, grazie ai Bowie Bond è riuscito a mettere in luce la debolezza di un sistema che di lì a 20 anni crollò miseramente portandosi dietro tutta l’economia mondiale.
Ecco finalmente le 5 lezioni da imparare da Bowie sulla Ricchezza Consapevole:
Infine Bowie non può non piacerci perché in definitiva ha fatto esattamente quello che facciamo noi ma al contrario: parlare di denaro mentre si fa arte. Esattamente l’opposto dei MoneySurfers che raccontano l’Arte di Vivere mentre parlano di denaro.
Grazie David, riposa in pace.
Davide Franceschini.
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