Il termine Ikigai sta diventando un concetto sempre più di tendenza nella cultura occidentale, dopo essere stato partorito nella cultura millenaria giapponese. Ikigai viene spesso associato al business tanto quanto allo sviluppo interiore di una persona. Per questo motivo noi di Moneysurfers lo conosciamo da molto tempo, in quanto è perfettamente allineato all’approccio metodologico che ci contraddistingue.
Capita di frequente però, che nei casi di trasposizione lessicale tra diverse culture si perdano sfumature di significato, se non veri e propri errori di interpretazione. Il concetto di Ikigai non è affatto esente da questa tendenza, vediamo perché.
Comunemente la parola ikigai viene tradotta con ragion d’essere o proposito di vita. Il primo errore risiede nell’uso del singolare. Per i giapponesi non esiste ikigai come unica e sola ragione di vita, ma esistono gli ikigai, che costituiscono un insieme di proposizioni nella vita di una persona. Vero che al plurale, la ragione d’essere è molto meno stressante che al singolare? Per i giapponesi non bisogna rincorrere l’unico motivo per cui vale la pena vivere, ma tutto ciò che rende la vita bella da vivere. C’è una bella differenza vero?
Nella cultura nipponica, ogni parola è fonte di interpretazione e meditazione. È raro assistere a significati certi e definiti nella lingua del sol levante, poiché tendono ad essere aperte a riflessioni e cedono volentieri alle sfumature di significato in base al contesto di riferimento.
Il termine occidentale che più si avvicina a ikigai è eudaimonia. L’eudaimonia, o eudemonia (italianizzato) non è la semplice felicità. È più propriamente ciò che determina i propri comportamenti per il raggiungimento di una felicità che ha un fondamento etico. È la felicità intesa come scopo di vita.
Volendo applicare il concetto di eudaimonia o ikigai all’ambito professionale, noi di Moneysurfers parliamo di vocazione professionale, ovvero quella missione che ci sussurra dall’interno, che ci fa sentire parte di un progetto e riempie di gratificazione la nostra vita.
Oltre a uno stato di coscienza e introspezione, l’ikigai è strettamente associato all’azione, in connessione con un altro magnifico concetto giapponese del kodawari, che rappresenta la massima attenzione al dettaglio nella ricerca della perfezione.
Forse ti sarai accorto che l’ikigai non è collegato all’obiettivo, bensì al percorso. È il viaggio, non la meta.
Lo avrai sicuramente già visto, lo schema ikigai racchiude l’essenza di questo concetto sempre più popolare. Sbugiardiamolo assieme 🤓
Se convieni con noi sul fatto che lo schema analizzato sopra sia (quasi) tutto sbagliato, ti stai chiedendo se ci sia un metodo per mettere in pratica (correttamente) l’ikigai nella tua vita. La risposta esiste, e risiede nei 5 pilastri di Ken Moji.
Chi è Ken Moji? È neuroscienziato giapponese ricercatore ai Sony Computer Science Laboratories, che ci accompagna in un affascinante viaggio nella tradizione dell’ikigai, condensato in un libro edito da Einaudi.
Nel piccolo libro dell’ikigai, Moji ci parla di 5 pilastri fondamentali. Vediamo quali sono.
Ti ricordi il riferimento al kodawari? Dedicati ai dettagli, alle attività di base della tua vita, e realizzale con la massima attenzione. La costante attenzione al dettaglio ti guida automaticamente verso il talento e la maestria, che a loro volta ti completano sempre di più.
Accetta te stesso, e non soffrire della tua imperfezione. Ascolta la tua voce e permetti alle emozioni, anche quelle negative, di poter emergere e comunicare con te.
Sii in armonia con ciò che ti circonda e osserva in che modo impattano le tue azioni sull’ambiente, naturale e sociale. Sospendi il giudizio, e segui il flusso.
Usa il tuo corpo, concludi i tuoi obiettivi, abbraccia il tuo partner, fai attività fisica, sii grato per tutto ciò che hai
Sii presente a te stesso. Osservati e monitora le tue impressioni interne. Come ti senti quando leggi? E quando cammini nella natura? Quando vieni ripreso sul posto di lavoro invece? Allena il termometro emotivo e pratica l’attenzione verso ciò che fai e che senti internamente.
Ognuno dei 5 pilastri è interconnesso con gli altri. Vedrai che l’unione di queste pratiche ti renderanno più lucido, determinato, consapevole e in sintonia con te stesso. Cos’è la felicità se non questa continua ricerca di equilibrio?