Come si vendono le azioni in borsa?


INVESTIMENTI

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10 maggio 2023

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5 minuti di lettura

Cosa leggerai in questo articolo

Come si vendono le azioni in borsa?

Spesso si sente parlare di come si investe in borsa, di come acquistare le azioni e di quando sia il momento migliore per acquistarle, ma più raramente si sente parlare della vendita delle stesse. Ricordiamoci sempre che si investe per poter disporre di maggior risorse finanziarie in futuro, ma sarebbe estremamente complicato pagare un affitto, una vacanza, un caffè al bar utilizzando le azioni. Per disporre delle risorse finanziarie generate dagli investimenti, sarà dunque necessario venderli.

Per vendere delle azioni in borsa, è necessario innanzitutto capire quali azioni si possono vendere e quali invece richiedono procedimenti differenti. Qui di seguito una breve distinzione.

Come possono essere le azioni

Le azioni possono essere di una società quotata o di una società non quotata. La distinzione è estremamente importante dato che ne dipende la modalità di acquisto e vendita.

Le azioni di società quotate sono pubblicamente acquistabili sul mercato tramite l’utilizzo di un broker che faccia da intermediario tra compratori e venditori. Cercando su internet una qualsiasi società per azioni quotata in borsa, potrete trovare infatti il prezzo più aggiornato, che comunque non rappresenta precisamente il prezzo a cui si può vendere le proprie azioni, ma rappresenta il prezzo dell’ultimo scambio avvenuto.

Le azioni di società non quotate vengono invece scambiate secondo diverse modalità. Gli scambi di azioni avvengono per contrattazione privata tra i soci e i potenziali investitori, che però solitamente sono grandi investitori, investitori istituzionali o altre società.

L’obiettivo di questo articolo è quello di capire come funziona la vendita delle azioni in borsa e quindi la vendita di azioni di società quotate.

Quali sono i rischi delle azioni

Come già trattato in un articolo inerente alla differenza tra azioni e obbligazioni, i rischi delle azioni sono abbastanza considerevoli e quindi è necessario ricordarli anche in questa sede.

Una azione è la più piccola quota acquistabile che consente di diventare socio di una società. Ciò significa che acquistando almeno una azione di una qualsiasi società quotata, si ottengono i diritti dei soci ma si espone il capitale investito al rischio di impresa. 

Parlando dei diritti dei soci, principalmente è importante sapere che si ottiene il diritto alla distribuzione degli utili, quindi il diritto a ricevere i cosiddetti dividendi. Ma non solo, infatti si avrà anche il diritto al voto (salvo l’emissione di azioni con diritto di voto e azioni senza, in tal caso si otterrà questo diritto solo acquistando azioni con diritto di voto, che spesso sono molto più costose rispetto a quelle senza). 

Rischiare il capitale investito è invece una conseguenza del rischio di impresa. Quando si decide di depositare del capitale per la fondazione di una società, esso si chiama capitale sociale, ed è definito capitale di rischio proprio perché se l’impresa fallisce, quel capitale non è tutelato e quindi molto probabilmente verrà perso. Quando si decide di investire in azioni, ciò che si fa è acquistare una parte del capitale sociale di una società, e quindi ci si espone al rischio di impresa. Le azioni, infatti, in caso di fallimento della società potrebbero arrivare a valere anche zero.

Dove si comprano e si vendono le azioni

Salvo le azioni di aziende non quotate, per le quali abbiamo detto è necessario entrare in trattativa con gli attuali soci (per comprarle) o con i potenziali acquirenti (per venderle), le azioni vengono scambiate nella borsa valori. La borsa valori è un luogo oramai virtuale dove vengono scambiate valute e beni mobiliari (quali azioni, obbligazioni, materie prime e strumenti derivati). Per avere accesso alla borsa valori, è necessario usare un intermediario finanziario che consenta di operare direttamente sulla borsa. 

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Come vendere azioni in borsa

Per vendere delle azioni è necessario inserire un ordine di vendita sul proprio broker. Esistono però diverse tipologie di ordine (che possono essere sia di vendita che di acquisto):

  • Ordine a mercato: l’ordine viene eseguito al miglior prezzo disponibile al momento;
  • Ordine limite: l’ordine viene eseguito a un prezzo preimpostato dal trader/investitore, che è migliore di quello attuale; 
  • Ordine stop: l’ordine viene eseguito a un prezzo sempre preimpostato dal trader/investitore, ma in questo caso risulta essere peggiore rispetto a quello attuale.

Bisogna inoltre prestare attenzione a un fattore che chi è alle prime armi potrebbe non aver ancora approfondito. Probabilmente sarà disponibile vendere anche azioni che non si detengono nel proprio portafogli. Ciò è dovuto al fatto che il broker consente di aprire operazioni short nel mercato, ma a primo impatto potrebbe risultare strano pensare che si posa vendere qualcosa che non si detiene.

Un’operazione short consiste nel prendere a prestito un titolo e di venderlo sul mercato con l’obiettivo di ricomprarlo una volta chiusa l’operazione e di restituirlo a chi l’ha prestato. Questa operazione consente di guadagnare se il prezzo delle azioni si riduce e, viceversa, provoca delle perdite se il prezzo sale. È quindi il ragionamento contrario rispetto all’acquisto di azioni: avendo venduto una azione che prima o poi dovrò restituire, se il prezzo si riduce, avrò la possibilità di comprarla a un prezzo più basso e di restituirla a chi me l’ha prestata, incassando la differenza di prezzo (da cui sono sottratte le commissioni).

Quando invece si decide di vendere una nostra azione, bisogna impostare l’operazione e, una volta chiusa, si riceverà sul proprio conto un importo pari al valore di vendita meno le eventuali commissioni, e l’azione semplicemente non sarà più posseduta.

Quanto tempo ci vuole per vendere le azioni?

Il tempo di vendita delle azioni dipende semplicemente da quanto è probabile che ci siano ordini contrari (quindi se voglio vendere, ci devono essere ordini di acquisto) per un ammontare pari o superiore al mio ammontare di vendita. 

Per quantificare questa “probabilità di trovare acquirenti”, si utilizza in finanza il concetto di liquidità: di definisce liquido un bene che, al momento della vendita, possa essere velocemente convertito in denaro. Si parla infatti di mercati più o meno liquidi basandosi sui volumi giornalieri, ovvero il numero di scambi che avvengono giornalmente in un mercato. 

In linea generale, più un mercato è liquido e minor tempo ci vorrà per vendere i propri asset. Vendendo una azione di Amazon, ad esempio, sicuramente da qualche parte nel mondo ci sarà qualcuno disposto ad acquistarla. Volendo invece vendere delle azioni di una società poco capitalizzata e in cui investono pochi investitori, ciò diventa più complicato. In linea generale, si può dire che maggiore è la capitalizzazione di una società e maggiore è il numero di scambi effettuati giornalmente (ma ciò potrebbe non essere vero in giornate in cui delle notizie più o meno positive portano tante persone a voler comprare o vendere azioni di una società).

È inoltre importante quantificare la vendita che si desidera fare. Se si desidera vendere una grandissima quantità di azioni a mercato, sarà probabile che il prezzo complessivo di vendita sarà inferiore rispetto al prezzo indicato sul broker. Questo fenomeno è chiamato slippage, ed è dovuto al fatto che vendendo una grande quantità di azioni, si avrà che gli ordini di acquisto vicino al prezzo vengono soddisfatti e via via verranno vendute le azioni agli ordini successivi, che avvengono a un prezzo più basso rispetto a quello iniziale. In questo caso, è quindi il nostro ordine di vendita a muovere il mercato e quindi ad abbassare il prezzo. Questo effetto si ha anche in acquisto, dove porta il prezzo ad aumentare e quindi porta ad acquistare a un prezzo maggiore rispetto a quello indicato sul broker. Proprio per questo motivo, i grandi investitori istituzionali, quando hanno bisogno di muovere ingenti capitali, preferiscono non operare sul mercato ma affidarsi a degli intermediari (ad esempio banche di investimento o altri fondi), con i quali contrattano un prezzo di vendita o acquisto tramite una contrattazione privata che permetta all’investitore istituzionale di non subire uno slippage troppo elevato, e all’intermediario di guadagnare una commissione.

Quando vendere le azioni?

A questa domanda è difficile dare una risposta, in quanto è molto paragonabile al suo opposto, cioè “quando comprare le azioni?”. Tuttavia, si possono dare dei consigli e delle linee guida che possano aiutare gli investitori privati a capire certe dinamiche. In primo luogo, penso sia fondamentale comprendere il motivo per cui si vuole vendere delle azioni: esso potrebbe essere semplicemente per bisogno di liquidità, perché si vuole godere dei rendimenti di investimenti passati, oppure perché si prevede che la società possa diminuire il suo valore in futuro. 

Non mi sento nella posizione di intervenire nelle scelte private menzionate nei primi casi, per cui darò solo alcuni consigli legati all’ultima ipotesi, ovvero la previsione di una riduzione futura del prezzo. È fondamentale che ogni investitore comprenda che ogni informazione disponibile viene prezzata nel mercato. Ciò significa che subito dopo una notizia molto positiva e inaspettata riguardo una singola impresa o settore, il prezzo delle azioni andrà ad aumentare, e viceversa per le notizie negative. Non si può però stabilire con certezza quanto tempo ci metta il mercato a scontare delle notizie appena uscite, però si può provare a salire sul carro prima che il prezzo si stabilisca. Questi movimenti rapidi di prezzo dovuti alle notizie, capitano però solo in caso di notizie non previste dal mercato: se ad esempio, ci si aspetta una inflazione al 5%, ma poi il dato reale è molto più basso, il prezzo delle azioni tenderà ad aumentare dato che questa risulta essere una notizia positiva per il mercato azionario (a parità di altre condizioni).

Infine, si può menzionare che potrebbe esserci una convenienza fiscale nel vendere alcune azioni in perdita. Incassando delle perdite, esse saranno infatti utilizzabili per compensare i profitti dell’anno fiscale successivo, e quindi permetteranno di abbassare le plusvalenze per il calcolo delle tasse. Da considerarsi anche il contrario: se si vendono delle azioni in profitto, esse corrispondono a una plusvalenza, sulla quale (almeno in Italia), bisogna pagare le tasse. 

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