Le bugie hanno le gambe corte, si sa. E se oggi vuoi fare una promessa al mercato, ti conviene essere certo di rispettarla domani.
Di cosa stiamo parlando? Di un brand chiamato The Honest Company. Sì, il nome è già un programma, anzi, come detto, una promessa.
Conoscerete sicuramente Jessica Alba, l’attrice che, tra i tanti ruoli, ha interpretato la donna invisibile dei Fantastici 4 e la ballerina hip-hop di Honey. Forse saprete, o forse no, che è anche imprenditore e fondatrice del suddetto brand di prodotti detergenti ecologici per neonati, nato nel 2011 e abbastanza allettante da riuscire a raccogliere 220 milioni di dollari di investimenti.
L’idea di lancio è semplice. Creare una linea di prodotti onesti, genuini, una comunicazione completamente trasparente e di cui le madri si possano fidare ciecamente: un prodotto che si prenda cura dei nostri figli, attento alla salute delle persone così come dell’ambiente.
L’azienda mesi fa ha davanti prospettive di IPO e un valore stimato di 1,7 miliardi di dollari. Poi però qualcosa inizia ad andare storto. Partono un paio di class action, che accusano Honest di spacciare per naturali prodotti che non lo sono affatto. Ci sono anche le foto postate dai clienti sulla pagina Facebook dell’azienda, raffiguranti la loro pelle bruciata dal sole, a causa della crema solare Honest, che sembra inefficace. Dulcis in fundo ci si mette il Wall Street Journal, con analisi chimiche portate avanti da due laboratori indipendenti, che hanno trovato Sodium Lauryl Sulfate nei prodotti Honest.
Ora, il SLS è un po’ come l’olio di palma nell’industria alimentare: usato per decenni e poi tutto a un tratto additato pubblicamente e scacciato come le streghe nel ‘600. Questo perché è un agente chimico schiumogeno aggressivo che irrita particolarmente la cute. Ma non entriamo nel merito tecnico della questione. Abbiamo un’azienda che fa dell’onestà la propria mission, il proprio nome e la propria comunicazione. Un’azienda che mette esplicitamente il SLS tra la lista degli ingredienti banditi per i propri prodotti, e che poi viene trovata ad usarlo. Va bene, Honest ha risposto che i suoi prodotti contengono Sodium Coco Sulfate, che sarebbe leggermente meno irritante del SLS, ma che lo contiene in grande parte. Insomma, non facciamo i sofisti. Se la faccenda del fidarsi è così sottile e ingannevole anche per un’azienda che gioca tutte le sue carte sulla fiducia e l’onestà, allora di chi possiamo fidarci?
Questo l’hanno pensato i clienti, gli investitori, il mercato. Mentre la possibilità della IPO sta sfumando, arriva la notizia del cambio di CEO, dal co-fondatore Brian Lee a Nick Vlahos, ex manager della Clorox, azienda chimica che dovrebbe rappresentare tutto ciò contro cui Honest lotta. Mettiamoci poi il Made in China in piena era Trump. E il disastro è servito.
Questa la storia. E noi Money Surfers vogliamo entrare nella questione con un concetto che riteniamo molto importante: quello di vocazione. Cosa significa vocazione? Usare le nostre abilità con passione, per rispondere a un bisogno altrui.
- Abilità: capacità innata o acquisita;
- Passione: deriva da pathos (capacità di suscitare un'intensa emozione e una totale partecipazione);
- Bisogno: qualsiasi cosa facciamo, non produrrà alcun guadagno se non risponde ad un’esigenza del prossimo.
È una bella visione del fare impresa, se ci pensate. Una visione in cui le nostre capacità vengono messe a disposizione di un progetto che porta qualcosa di positivo e tangibile per la collettività, così come per un mercato di riferimento.
Quindi cosa implica individuare un buco nel mercato, per esempio nel segmento dei prodotti naturali per neonati, e indirizzarvi la nostra mission? Significa fare pubblicamente outing sulla nostra vocazione. Dire al mercato che NOI siamo la nostra azienda. E’ qua che si crea la promessa, e se non viene mantenuta possono arrivare i guai.
È importante che il processo non venga ribaltato. Andando sul sito di Honest vediamo i due fondatori, Jessica Alba e Christopher Gavigan, presentati in belle foto con i loro figli. Nella credibilità sta la differenza tra un cliente che pensa: “certo, queste foto sono funzionali alla comunicazione”, oppure “in effetti, queste persone ci tengono ai bambini, di loro posso fidarmi”. Ora, se i tuoi valori si adattano più o meno forzatamente a quelli della tua impresa, non andrai lontano. Se invece la tua impresa rispecchierà i tuoi valori, i principi sui quali basi la tua vita, allora fare business sarà mettere in pratica la tua vocazione. Quindi alla base del tuo business non ci sarà solo un’analisi di mercato funzionale a guadagnare, ma il desiderio di mettere in atto con passione le tue abilità, per assolvere a un bisogno delle persone. E i tuoi clienti, oggi più che mai, queste cose tendono a capirle. E a premiarle.
Chiediamoci quindi: qual è la mia vocazione? Il mio lavoro ne rappresenta un’espressione? In caso negativo facciamo un esercizio: impegniamoci ad avvicinarlo sempre di più ai nostri valori, in modo sincero, onesto. Vincente.
Alla prossima onda.
(Foto da TechCrunch)